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Un generale in pensione scuote la Francia

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09/02/2016

Christian Piquemal ha comandato la Légion étrangère: ora rischia un anno di prigione

Un generale in pensione scuote la Francia
Arrestato a 75 anni per aver partecipato a una manifestazione anti-immigrazione: ad essere straniera è questa Europa

In una Francia dove ormai lo stato di emergenza è permanente, ad essere considerati un pericolo per le istituzioni sono i generali in pensione. Il suo nome è Christian Piquemal e la colpa del “giovanotto” è quella di aver moralmente guidato una manifestazione contro lo stato di degrado che si respira ormai da mesi a Calais. È qui che, con la sorveglianza dell’Eurotunnel e i conseguenti blocchi delle autorità francesi e britanniche, si è firmato un campo di diseredati che bivaccano a migliaia in alloggi di fortuna nelle campagne, a ridosso dall’autostrada. Qualcosa che ha preso il nome di “Giungla” su tutti i mezzi d’informazione e dalla quale i “migranti” partono a frotte assaltando i tir in transito, nella speranza di aprire un portellone e rimediare così, con l’autista spesso ignaro e a detrimento delle merci destinate ai mercati, un passaggio verso ciò che considerano il paradiso. Perché di qua, sul continente, invece è l’inferno: la polizia non s’arrischia che in forze ad intervenire, solo quando costretta. Come qualche tempo fa, a seguito di una sparatoria dei migranti musulmani contro i migranti cristiani.

Calais si è così ribellata, ma contro i cittadini il pugno duro si è fatto subito sentire. Sabato scorso c’è stata una manifestazione organizzata dai patrioti francesi riuniti sotto la sigla Pegida (che in Germania combatte da mesi contro l’islamizzazione dell’Europa) e nonostante l’assenza di qualsivoglia incidente il “leader”, il 75enne Chiristian Piquemal, è stato arrestato. Per carità, si tratta pur sempre dell’ex comandante della famigerata Légion étrangère, ma il fatto che si sia fatto due giorni di prigione per essere scarcerato solo ieri (dopo un passaggio in ospedale) è già singolare. Che poi rischi una pena fino a un anno di prigione e un’ammenda di 15mila euro nel processo che si terrà il 12 maggio sembra decisamente un’esagerazione.

Tanto che la mobilitazione si è ancora accentuata, anche perché Calais una settimana prima ha conosciuto l’altra faccia della medaglia: sulla cittadina sono calate le orde dei “no borders” antifascisti che, rinforzati dagli immigrati clandestini, hanno dato vita ad incidenti, imbrattando anche la statua del generale De Gaulle e della moglie. Come dire che al giorno d’oggi tutta Europa è Paese, a suon di frontiere aperte e umiliazioni per ogni simbolo nazionale. Ma lo sventolare dei tricolori francesi, ieri a mezzogiorno fuori dal tribunale di Boulogne sur Mer dove veniva ascoltato, segnala che c’è anche un’Europa che non s’arrende.

robert vignola


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