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Quella mia vita per la Légion

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L'Indro

venerdì 21 ottobre 2016

Intervista a Danilo Pagliaro : una vità per la Légion

legione

Onore e fedeltà, la Légion ti insegna a fare la guerra. Ma non solo. Danilo Pagliaro con uno sguardo acido sulle generazioni d’oggi, ma con la mente chiara sulle realtà della guerra, ci fa vivere i suoi 23 anni nel cuore della Légion Etrangère.
Originario di Venezia, a 36 anni ha scelto di entrare nella Legione straniera, ha rinunciato alla sua vecchia identità e ne ha accettato una nuova. Perrini Pedro, indossa il képi blanc pronto a corteggiare la morte ci racconta la sua storia.

Quali valori  l’hanno attratta alla Legione ?

Incisi sulla nostra bandiera: l’onore e la fedeltà. E un po’ banale, diciamo che non siamo buoni vecchi francesi qua per difendere la Patria e la Francia, non diamo fedeltà alla Francia, ma al contratto. Per me questo è magia, ne sono innamorato, ha qualcosa di mistico.
Andiamo a rischiare le nostre vite per una firma su un contratto con l’inchiostro a 5 centesimi, non siamo al cinema.
Ti impegni sul codice d’onore dei legionari e sulla battaglia di Cameron in cui una società decide di combattere fino alla morte, non fino ad un’ipotetica vittoria.

Chi sono i legionari ?

Il legionario è un volontario che serve la Francia con onore e fedeltà. Ogni legionario è tuo fratello in armi qualunque sia la sua razza, la nazionalità o la religione. Gli dimostri fedeltà come alla propria famiglia.

Cosa vi unisce così tanto ?

La missione è sacra, nel rispetto delle leggi, delle tradizioni e delle consuetudini di guerra. AI giorni d’oggi stiamo uccidendo la Légion. Io ho firmato il codice d’onore 23 anni fa nel 1994 e dovevi eseguire la missione fine in fondo. Oggi i nostri valori sono viziati dalla società che cambia.
Alcuni non accetano di eseguire ordini se li considerano contro la legge o la loro morale… Un militare non ha bisogno di pensare se avrebbe dovuto sparare o no, perché in quel caso mette in pericolo la vita di tutti. Dobbiamo sparare a bambini anche se hanno solo 4 anni, imbottiti di esplosivi. I bastardi che li mandano sono quelli che fanno la guerra usando bambini.

Qual è stato uno dei peggiori ricordi di questi anni di guerra ?

A Mayotte quando tentammo di intercettare i clandestini, presero due o tre figli loro e li gettarono in acqua perché sapevano che prima di intercettarli noi soldati avremmo provato sempre a salvare i bambini. In Liberia ho visto dei bambini inchiodati agli alberi in modo da spaventarci…
I francesi hanno inventato il motto: «à la guerre comme à la guerre» ( in guerra come in guerra) ed è proprio così che si deve fare perché la realtà che abbiamo di fronte è quella.
Perché a volte bisogna agire contro le Convenzioni di Ginevra e così via.

Cosa direbbe a coloro che vorrebbero impegnarsi per la Légion ?

Di rimanere a casa e di non venire a rompere le palle con idee di merda come mamma, papà, Pikachu, ho freddo, ho caldo, ho fame, ho sete!
Questa è la gioventù d’oggi! Tutti i giovani italiani venuti ad arruolarsi tra il 2001 e il 2007 hanno disertato! Alcuni hanno detto che si lavora troppo, non disponevano abbastanza di libertà, che non è possibile chiamare la fidanzata quando si voleva…
Voglio dire ai giovani, che c’è questo dualismo, naturalmente non si spende tutta la vita in guerra. Non ci si puo’ arruolare con la mentalità italiana del cazzo tipo ho il mio stipendio, ho il mio week-end, ho il mio permesso …
Alla Légion l’unico diritto che hai è quello di stare muto. Una volta che sei venuto -perchè hai scelto di venire- non devi pensare solo allo stipendio.

Come si prende la decisione così importante di far parte della Légion étrangère ?

Non dici nulla a nessuno. Decidi che è il momento giusto, prendi e vai!
Mia madre è morta senza sapere che mi ero arruolato. Per farla stare tranquillla le ho detto che lavoravo per il Dipartimento di Stato della Difesa.
Mentre questi piccoli sfigati d’italiani scrivono su Facebook «vado ad arruolarmi…». Il tipo si eccita, ha il suo piccolo orgasmo e alla fine il ragazzo non è mai entrato nella Légion.
Ho una visione molto critica dell’Italia.

Cosa le ha dato la Légion ?

Ho trovato una famiglia, persone straordinarie, un ambito incredibile. Non siamo per niente chierichietti, ma l’umanità che c’è qua non si trova altrove. Qui non ci sono segaioli italiani.
Qui ci sono persone che hanno sofferto, e questo ti fa guadagnare in filantropia.

Per il Brigadier Chef, oltre ai chiacchieroni c’è un’altro grande problema che sta avvelanando la Légion. Tra i legionari oramai ci si divide per colpa della religione, come mai ?

L’islamizzazione degli eserciti è un problema reale ultimamente. Quando mi sono arruolato, non c’erano marocchini, italiani, neri, buddisti…
Nella Légion abbiamo delle feste, quella di Camerone il 30 aprile, festeggiamo Natale, mangiavamo quello che si doveva mangiare e tutto andava bene.
Poi anche per le razioni di combattimento hanno cominciato a considerare il fatto che non si puo’mangiare carne di maiale per tutti. Se come antipasto c’è il salame ora è essenziale che ci siano le sardine.
Cominciamo a fare la differenza, ma non è banale. Si distorce il significato stesso dell’esercito, ognuno fa lo stesso lavoro ma arriviamo al punto che persino nella Légion e nell’esercito normale dei ragazzi non accettino ad andare in operazione nel Mali perché si rifiutano di combattere contro i loro fratelli musulmani.
E’ crudo quello che dico ma gli eserciti non sono lì per fare servizio umanitario, né per aiutare le persone. Quando ci sono inondazioni, incendi aiutiamo i vigili del fuoco.
L’obiettivo è quello di prendere le armi per la Francia, non ci può essere un militare che non vuole combattere contro il nemico, perché è un fratello.
Ma non possono nemmeno essere cacciati via, perché l’opinione pubblica si solleverebbe e i media pure direbbero che l’Esercito e lo Stato sono razzisti.

La Légion è veramente come la possiamo immaginare nei film ?

Sono legionario, il mio mestiere è quello di fare la guerra. Nel momento in cui ti arruolerai, una parte di te morirà per sempre.
Come iscritto nella fantasia della gente, la storia del criminale pentito è assolutamente falsa se desideri avere una tregua di 5 anni dove nessuno viene a cercarti e dove puoi ricominciare su delle basi solide. La Légion ti da le fondamenta in un momento di vita in cui magari sei in rottura totale con la società.

Perchè arruolarsi per un’altra bandiera dalla propria ?

C’è chi vuole essere dimenticato. La Légion non acceta tutti. Devi portare i tuoi documenti, farti identificare, un’indagine molto approfondita sarà eseguita dalla Légion poi dall’amministrazione francese poi tramite Interpol.
Arruolarsi per scomparire è del tutto falso. Questo è il cinema, la letteratura..
Se hai commesso qualche delitto e vieni arruolato verrà cambiata la tua identità.
Tutti: reati di droga, di sesso, di sangue non sono accettati nella legione. Ad esempio in una rissa se hai ucciso due persone non è possibile, se avete violentato una donna non è possibile. Pero’ per chi ha avuto problemi fiscali, o chi non ha pagato le tasse, puo’ passare.

Cosa ti motiva ad andare a rischiare di morire ?

Anche nell’esercito nazionale italiano, ti arruoli per le tue motivazioni, sei un patriota.
Lo fai per i tuoi amici, i tuoi compagni. Non vai sul fronte gridando «viva la Francia, viva la Légion», lo fai perchè il tipo affianco a te non mollerà. Ti arruoli per il Paese ma muori per i tuoi compagni. La Legione rappresenta un’eccezione in tutto il mondo militare. Qui non conta il colore della tua pelle o il tuo credo. Conta solamente la tua voglia di entrare in questa grande famiglia. O Patria in miniatura (ma con la P maiuscola), come recita il motto: Legio Patria Nostra.

La Légion è garante di liberté égalité fraternité ?

E il motivo per il quale ha sempre funzionato bene la Légion. Abbiamo il ‘tarif’, cosa significa? Ad esempio arrivi in ritardo di dieci secondi prendi una punizione. Arrivi una settimana in ritardo fai una settimana di ‘galera’ sia che sei congolese, italiano, francese. Questa è l’uguaglianza, questa è la libertà. 23 anni fa quando ho iniziato, era veramente da evitare e starne il più lontano possibile. Oggi i tipi che si ritrovano puniti, alcuni vanno a fare la denuncia, oggi hanno il riscaldamento, la doccia, delle coperte, un materasso, possono fumare… Perchè l’Esercito inizia ad essere sindacalizzato…Come diceva Kennedy «invece di pensare cosa fa per te il Paese, pensa a cosa fai tu per il Paese».

Nel libro ha queste parole molto dure per l’Italia, dicendo «Povera Italia»…

Sono cresciuto, ho vissuto, ho fatto il servizio militare. Ma da un’altra parte sono francese fino alla punta dei miei capelli, perchè ho pianto i miei compagni sotto questa bandiera, ho pianto con dei francesi. Ho vissuto troppi funerali al suono della Marseillaise. E dico ‘Viva la Francia’, fino al mio ultimo respiro ed oltre.
Non sono nato francese, lo sono diventato. Ho chiesto la nazionalità dopo 23 anni di servizio con l’orgoglio e la testa in alto nel dire che sono francese. Finchè sei vivo non hai dato nulla. Ho solo dato il mio sudore. Questo Paese mi ha aperto le sue porte, mi ha accolto.

Di cosa si occupava durante il suo contratto ?

Specialista di trasmissione, specialista di armamento e di meccanica d’armi. Mi occupavo a Mayotte del centro di subacquea. Per due anni e mezzo a Djibouti lavoravo alla trasmissione rudimentale, la metà del reggimento attraversava il deserto in tutti i modi.
Ho passato due anni a Mayotte nel Canale del Mozambico come monitoratore del centro di comando.
Come zone di combattimento: la Repubblica di Centro Africa durante i combattimenti a Bangui nel 96, è stato uno degli ultimi grandi combattimenti della Legione. Poi in Camerun per la guerra Bakassi, una storia d’olio nella penisola contro la Nigeria e in Costa d’Avorio con la zona demilitarizzata.

Alcuni però meritano di essere ricordati, perché significativi dello spirito con cui combattono i legionari…

Nel 1996, durante gli scontri nella Repubblica Centrafricana, il mio reparto venne schierato in difesa dell’ambasciata francese di Bangui. Improvvisamente venimmo attaccati su due fronti. Io ero addetto alle trasmissioni radio e il tenente mi chiese di mettermi in contatto col capitano comandante per conoscere la conduitè à tenir. Quest’ultimo impartiì degli ordini che si rivelano impossibili da eseguire. Ne diede degli altri, ma risultarono altrettanto inattuabili. Ci fu un attimo di silenzio. Il tenente fece rispettosamente notare che la situazione iniziava a farsi grave: ci furono già delle perdite, il nemico era sempre più vicino e le munizioni cominciarono scarseggiare. Quindi insistette: «Cosa dobbiamo fare?». La risposta del capitano comandante arrivò secca attraverso il gracchiare della radio: «Faites Camerone. Chiudo».

Camerone è una delle ricorrenze storiche per la Legione Straniera: è un episodio della guerra dell’imperatore d’Austria in Messico, quando una compagnia della Legione difese la sua missione, facendosi massacrare dai ribelli messicani. Era il 30 aprile 1863.

Recentemente ha scritto ‘Mai avere paura. Vita di un legionario non pentito’. Un libro che non parla di guerra. O meglio: ne parla in maniera accidentale, perché per un militare la guerra fa parte del mestiere. Mai avere paura è un inno d’amore alla Legione straniera. A 36 anni Danilo cercava un nuovo lavoro e, assieme alla sua prima moglie, si trasferisce in Francia, dove conosce la Legione. Che è ancora la sua casa dopo 20 anni.


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